Ci sono cose per le quali la preparazione è solo esteriore e l’avvenimento
produce effetti di breve entità e per minima durata. Se vado a
teatro, a vedere una partita, a fare un giro in bicicletta, il mio impegno
è nel vestire l’abito adatto, custodire il tempo necessario, avere gli strumenti
eventualmente necessari; quanto vissuto mi porta un beneficio,
in termini di soddisfazione più o meno intensa, che sono già svaniti il
giorno dopo o nei pochi giorni seguenti.
Vi sono cose nelle quali investiamo tutto nei stessi per ben figurare o
per bisogno di autogratifiche, il cui valore è molto spesso effimero: una
cena ben preparata; una relazione, un documento, ben preparato; ...
C’è qualcosa che rischiamo di vivere con superficialità, con abitudine,
con distacco che rasenta la freddezza, o alla ricerca di emozioni
e che è, invece, centrale per la nostra esistenza.
Faccio evidentemente riferimento alle celebrazioni pasquali!
Preziose perché ci portano giorni di vacanza (per alcuni), o perché
pretesto per rivedere e stare con persone care, o perché rispondenti
ad un personale gusto estetico, o perché strumentali alla propria affermazione.
Quanto rischiamo proprio tutto questo!
Vale la pena che ci ridiciamo che le celebrazioni pasquali non sono
una rappresentazione storica o una esibizione liturgica cui partecipare
per dare il voto di gradimento, inventate per dare un guizzo alla banalità
dello scorrere del tempo.
Noi facciamo memoria dell’evento salvifico (la passione, morte e
resurrezione di Gesù) perché la grazia che da esso promana possa
giungere fino a noi oggi, a duemila anni da quegli avvenimenti.
Noi siamo chiamati ad essere attori partecipi di questi riti, affinchè
essi possano essere per noi incontro salvifico.
Il nostro essere attivi, prima che essere il cantare, il leggere, il rispondere,
tutte cose lodevoli e preziose, sta nel credere che qui vi sia
oggi all’opera Gesù Cristo, che in questi riti si sprigiona, oggi, tutta la
forza della grazia che il Padre vuole riversare su di noi!
Dio è davvero all’opera, realmente ci è fatto dono di tutto l’amore
del Padre!
Vivo queste celebrazioni alla ricerca di questa presenza, mi dispongo
per questo incontro, desidero lasciarmi toccare da questa grazia?
Il modo con cui ci disponiamo ad esse (non vi arrivo trafelato per
aver voluto fare mille altre cose fino all’istante precedente), il tempo
che vi dedichiamo (non sto con l’orologio in mano), la centralità che
gli diamo (non partecipo volendo custodire ogni altro impegno dalla
palestra al parrucchiere, dalla spesa al lavaggio della macchina) sono
espressioni tangibili di questa convinzione.
Cominciamo sin d’ora a disporci, facendo ordine fuori e dentro di
noi, magari anche con la grazia del sacramento della riconciliazione!
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