Ancora? Un’altra volta? Un’altra assemblea? Basta!!!
Forse non siamo abituati, troviamo le cose fatte, le decisioni
prese, tutto al suo posto e tutto funzionante, o forse no, ma certo
non per propria responsabilità.
Si, nel nostro immaginario la chiesa ha la c minuscola, è
una sorta di azienda in cui qualcuno pensa, decide, organizza,
... tendenzialmente il prete, meglio, il parroco.
Poi in questa azienda ci sono tutti quelli che fanno, ognuno
da bravo operaio, al suo posto, pronto a lasciare la sua vita sul
campo, tutto fissato in una fotografia scattata molti molti anni
fa: tutto intorno cambia, io cambio (perché non sono più quel
giovane che è arrivato a Pieve 40 anni fa, non sono più quel ragazzino
cresciuto qui vent’anni fa), ma, magicamente, la chiesa
e tutto il suo mondo dovrebbe immutabilmente continuare ad
essere quelli di quella foto sbiadita di tanti anni prima.
Non è così, anche il mondo ecclesiale cambia, non foss’altro
perché i preti passano (e diventano sempre meno e sempre
meno giovani), le persone invecchiano (tal’une hanno addirittura
pensato di morire!), la condizione di vita muta anche per
i credenti!
Allora è indispensabile lasciarsi interrogare, tutti, e tutti insieme!
Provare, insieme, ad avanzare risposte, formulare idee, immaginare
percorsi, indicare priorità.
Le assemblee che stiamo vivendo e che insistiamo a proporre
hanno proprio questa “pretesa”: farci sentire sempre più
coinvolti in ciò che accade.
Nella comunità c’è un consiglio pastorale che ha propriamente
questa funzione, ma che ha bisogno di sentire sempre il
“polso della situazione” e di offrire un ritorno a tutti di quanto
pensato. C’è poi la comunità tutta che è chiamata a recepire le
decisioni prese, a farle proprie e darle vita, affinchè non rimangono
pura astrazione, mero esercizio intellettuale!
A breve (26 maggio) questo consiglio verrà rinnovato, anche
nella nostra comunità, ci accingiamo a farlo condividendo
quanto vissuto insieme e rilanciando sulla sua importanza.
A tal fine domenica prossima (21 aprile) alle 15.30 a Sant’Alessandro
siamo tutti convocati, a prescindere dal nostro renderci
disponibili per entrarne a far parte, come segno
condivisone di un cammino e di una responsabilità.
A presto.